Difficoltà: III / 3+ / M6+
Sviluppo: 22m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si intravedono tra gli alberi sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso guardando dal rifugio Vittoria. Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra dei porci, e lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via “meglio che niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la stalattite centrale. Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit couloir” e “la paretina” salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio sopra il lago. 15minuti dal rifugio per le basse, 20 per quella sopra.
Materiale: Sulla via sono stati lasciati alcuni chiodi ed il cordone di sosta, ma sono necessari anche friend e dadi talvolta da collegare ai chiodi o tra loro, dato che la roccia non sempre è ottima. Si consiglia una singola da 60m, per praticità di moschettonaggio. Utile una fettuccia per uno spuntone e una vite da ghiaccio da posizionare in cima alla candela dove il ghiaccio è più spesso.
Relazione: Grazie ad una bella, ma delicata colonna di ghiaccio di circa 4 metri, si guadagna un terrazzino dal quale parte la sezione di roccia. Da questo terrazzo di ghiaccio, sbarrato superiormente da un grosso tetto di roccia, un fessurone obliquo verso destra e decisamente strapiombante, ci permette di salire, offrendo piccole fessurazioni per le lame delle piccozze ed incastri vari. Gli ultimi metri sono i più delicati con grandi allunghi ed agganci precari. Per l’ultimo passo si fa nuovamente presa su di una esile lingua di ghiaccio sul bordo del bosco, dalla quale si moschettona la sosta posta al fusto di un albero che pende dalla sommità proprio sopra di noi.
Discesa: con una doppia da 25m.
Considerazioni generali: La futuristica linea estremamente atletica, a lungo sperata e sognata, rappresenta un significativo passo avanti per l’evoluzione dell’arrampicata su ghiaccio in centro Italia. Questa via, infatti, è il primo vero itinerario di dry tooling della dell’Appennino Tosco/Emiliano, che apre la strada a questo tipo di arrampicata, permettendo di sfruttare anche colate di ghiaccio fino ad oggi trascurate, appese qua e le alle nostre pareti. La via, dato che la roccia ne dava ampie possibilità, è stata attrezzata con protezioni classiche, preventivamente posizionate. Vivamente consigliata agli amanti delle sensazioni forti, anzionsi di spingersi oltre la verticale con picche e ramponi.
ATTENZIONE:anche se la lunghezza è modesta, non è un itinerario sportivo, occorre sapersi proteggere con criterio e fare sicura altrettanto bene, non ci sono spit ad accogliere le cadute, bensì protezioni tradizionali su arenaria macigno….